Quale gioia, qual disio finalmente esaudito, mi sono trasferito a Palermo.
Finalmente comincia un nuovo capitolo, il cui prologo si era impantanato su pagine poco piacevoli. Un capitolo la quale narrazione era stata finora un susseguirsi di giornate tutte uguali, a Porto Empedocle. Gli unici momenti di fattura più preziosa sono stati due. Uno, un’avventura in terra messinese in occasione di una giornata speciale con una persona speciale. L’altro, l’aver rivisto alcuni amici – una di loro, in particolare – verso i quali ho gravemente peccato nell’essere diventato un amico meno tangibile di un fantasma.
Quindi, abbiamo un capitolo da dedicare a Palermo che però si svolge tutto nel prologo, a Porto Empedocle. Non lo vedo granché bene, così. Serve una svolta.
Ora si cambia, sì. Ora tutto prenderà una piega diversa, ne sono sicuro. Da adesso mente allo studio, alle lezioni, al farsi vedere in facoltà, viverla.
Tutti questi elementi, al momento, però, mi intimoriscono, mi fanno irrigidire in una posa contratta e contrita, tesa, in uno strano ghigno misto di paura e disagio.
Quanto sopra dovrebbe essere quanto di più avrei potuto desiderare di vivere con tranquillità, all’alba di questa nuova esperienza. Invece, comincia la magistrale, ma fra mille problemi di tipo tecnico – con l’università – e fisici, arrivo a trasferirmi due mesi dopo l’inizio dell’anno accademico.
Questo, In teoria, un contrattempo che grazie alla DAD sarebbe passato in secondo piano. In pratica, una tragedia.
Senza scendere nei particolari della questione, arrivando due mesi dopo l’inizio delle lezioni, lo scenario è questo:
Le lezioni del primo semestre stanno finendo.
Ne conviene che, di conseguenza, mi sia trasferito a Palermo per seguire le materie due settimane scarse. La DAD, negli ultimi mesi, non mi ha aiutato per nulla. O meglio, sono stato io a non volermi far aiutare, a cullarmi nella mia insofferenza. Non sono mai riuscito a seguire con continuità, e mi andava bene così.
Temevo che l’impatto con le lezioni in presenza, a questo punto, sarebbe stato anche peggiore. Ma la mente in questi casi gioca brutti scherzi. Uno di quegli scherzetti nei quali la percezione di un evento viene copia-incollata su ogni altro evento simile. Quindi, la percezione di totale spaesamento e disinteresse che la DAD mi generava l’ho felicemente applicata anche al concetto di università e lezioni in presenza.
Che errore madornale.
Mi sono bastate due ore di lezione di letteratura inglese per ritornare sulla terra. è stato come toccare con mano cosa significhi vivere al di fuori della prigione mentale venutasi a creare dentro di me nell’ultimo anno e mezzo.
Una cazzo di rivoluzione.
Era quasi come se non avessi mai vissuto l’università in precedenza. Il copia-incolla aveva sovrascritto tutto.
Un inganno raffinato, quello che mi sono giocato da solo, quello che mi ha fatto credere di potermi chiudere fra quattro mura di sensazioni e percezioni tutte uguali e pensare di poter chiamare mondo tutto ciò. Il mondo, quello vero, era sempre stato là fuori, ero io che non lo volevo più raggiungere.
Ora vivo qui, non distante dall’università, scrivo da questo computer collegato tramite hotspot del cellulare. Scrivo queste righe in una città a me ancora sconosciuta, fatta di scorci che ricordo solamente in base alle brevi e fugaci esperienze vissute qui nel corso degli anni. La laurea delle mie cugine, la gita con la scuola, quella volta che feci compagnia ad un amico a cui servivano dei libri da comprare in una specifica libreria di Palermo.
Praticamente, c’è solo questo dentro di me, di questa città.
Di tutto il resto di cui non ho ancora scritto riguardo queste giornate, se ne avrò voglia ne scriverò. Di tutto il resto che ancora non conosco e non ho vissuto di questi luoghi, attendo che giornate più propizie arrivino. Sono passati appena tre giorni dal mio arrivo qui, in questo appartamento. Soffitto sconosciuto è quello di questa casa, lo è pure il cielo di questa città.
Nel frattempo, nelle mie orecchie risuonano gli echi, i muri sonori, i riff incerti e i beat grezzi dei Duster. Scoperti di recentissimo, sono per me la colonna sonora perfetta di questo stralcio di vita liminale che sto vivendo, liminale come la loro musica.