Da dove, di preciso?
Eccoci qui, Il mio primo post su questo blog. Perlomeno, il primo ad essere reale, in cui scriva di ciò che mi sta a cuore. Lo dico perché, prima che arrivasse questo post, ce ne sono stati diversi di prova per testare l’organizzazione del sito. Non lo nascondo, gli ultimi sono stati giorni a tratti difficili, frustranti.
Mi sono dovuto adattare ad una piattaforma che mi era totalmente sconosciuta. Infatti, dall’acquisto di uno spazio web in hosting e di un dominio, fino alla strutturazione del sito in sé tramite WordPress, diversi sono stati i grattacapi.
In realtà, però, la vera origine di questo blog è uno spazio fisico e non virtuale. Il vero dominio non è un .com ma sono luoghi, spazi, persone in cui il me fisico trova la sua collocazione.
Comincio da una foto
Tutto non può che partire da una foto – piuttosto recente, oltretutto. Porto Empedocle, un piccolo centro di gravità permanente. Fin troppo. Fuggo da questo luogo quando posso; ritorno sempre, anche quando non devo.
Una giornata al mare insieme alla mia ragazza, acqua freddissima, famigliole intente a godersi i raggi di sole ormai obliqui e portatori sani di tepore. E poi loro, un gruppetto di ragazzini intenti a battagliare in un giro di tedesca. Con la mia piccola compatta Canon scattai di loro tante foto, sperando di poterne cogliere la giocosa dinamicità.
La piccola Canon
L’ho appena citata nel paragrafo precedente, non posso che dedicarle una menzione d’onore pure adesso. Se questo blog adesso esiste, in parte è anche grazie a lei. Un evento accaduto sempre lo scorso luglio, infatti, mi ha permesso di reinnamorarmi di questa macchinetta.
Ho adorato riuscire a catturare gli estatici momenti che hanno preceduto e susseguito la vittoria dell’Italia agli europei di calcio.
Mi trovai a Grotte quasi per caso, anche solo per rivedere alcuni degli amici di sempre. La piccola Canon la portai per sfizio, giusto perché la Pentax con relativi obiettivi era troppo ingombrante. Oltretutto, sembrava qualcosa di davvero impegnativo rispetto alla leggerezza dell’evento.
Non speravo di riuscire a trovare spazio per il suo utilizzo, ma una volta accesa, dopo il pareggio azzurro, non l’ho più spenta. Da quella sera, l’ho portata sempre con me ovunque potessi. Mi ha ricordato quanto sia importante saper essere il miglior fotografo possibile indipendentemente dallo strumento che hai in mano.
Comincio da qui
Di quella sera che, devo dire la verità, mi preoccupò un po’ per il numero di persone in giro per via della vittoria dell’Italia (mannaggia al Covid e alle paure che c’ha messo addosso), rimane la lezione che fotografare è questione di saper cogliere i momenti giusti, anche quando e dove sembrano non esserci. Può essere fortuna, può essere istinto, può essere ricerca o curiosità, fatto sta che solo immergendosi a corpo pieno in questa ricerca si può cogliere il momento giusto. Soprattutto, senza essere schiavi dello strumento che si tiene in mano, come mi ha insegnato la piccola macchina fotografica che tenevo in mano quella sera.