Giuseppe Alizzi

Giuseppe Alizzi, Giuseppe Alizzi, Giuseppe Alizzi

Cosa significa essere sbilenco

Giuseppe Alizzi, Giuseppe Alizzi, Giuseppe Alizzi

Mi ritrovo troppo frequentemente a rifuggire dal mondo dei social. Perché ho questa necessità? Ho provato a darmi delle risposte che per molto tempo non sono riuscite a soddisfarmi.

Ho tentato di diventare più attivo su queste piattaforme, pensando che servisse ricollegarmi a questo ecosistema.

Non è servito a nulla.

Infatti, ogni volta stavo peggio di prima. Pubblicare i miei post su Instagram, alla ricerca di una qualche forma di validazione per il mio impegno in fotografia, è stato un disastro. L’idea di dovermi impegnare ai livelli di un data analyst per decifrare la volubilità dell’algoritmo di Instagram mi dà il voltastomaco al solo pensiero.

Cercare hashtag, trovare la giusta nicchia alla quale riferirmi con i miei contenuti, procacciare nuovi follower a cui darli in pasto. Ormai, rispondevo solamente a questi verbi per me sempre più alienanti.

Mi sentivo sbilenco, fuori posto. Infatti, non ho pubblicato niente sui social per più di sei mesi, ma a fine luglio 2021 ho compreso che era il momento di porsi nuovi obiettivi. Non per la gloria, non per i follower ma per la libertà di essere padrone dei miei contenuti.

Perché cantastorie in musica e fotografia

Forse la definizione più sbilenca e fuori posto che potrei dare di me stesso e di quello che faccio è proprio quella che leggete come titolo di questo paragrafo. Non voglio che suoni presuntuosa, non è un’etichetta, una sorta di titolo auto conferito. Descrivo, così, ciò che tento di portare avanti. Capisco che il tutto potrebbe suonare un po’ didascalico, ma non c’è presunzione o autocelebrazione.

Fino ad ora sono stato molto riservato nei confronti di tutto quello che vedete – e vedrete – su questo blog. Mi sento un po’ così, sbilenco, obliquo rispetto all’andamento in linea retta del tempo e delle cose. Sbilenca però è anche la linea che voglio tracciare, una direzione verso la quale voglio sviluppare le mie abilità, la mia sensibilità e la mia creatività. Desidero poter seguire questo percorso a modo mio, ovunque mi porti, per quanto sbilenca sia questa traiettoria rispetto alla tangenza della curva che gli altri impegni della mia vita dovranno inevitabilmente avere con la realtà.

In questa direzione, i tre verbi ai quali voglio ubbidire non sono quelli di un’arida ricerca di validazione senza fine. I tre verbi con i quali voglio forgiare questo mio percorso sono registrare, scattare, documentare.

Se la fotografia, per me, diventa la terapia alla dimenticanza e all’indifferenza, la musica è invece linfa vitale e veleno mortale. Allo stesso tempo, mi placa e mi dispera, mi accarezza e mi schiaffeggia. La inseguo invano da anni, cerco di trovare il mio modo di viverla e di scriverla, e solo raramente mi sento ricompensato per questo impegno. Quando riesco a raggiungere i miei – seppur piccoli – obiettivi, tutta l’attesa per questi attimi cancella la sfibrante sensazione di non essere mai abbastanza. Sento, adesso, di dover provare a volere qualcosa di più.

Nella lunga assenza dai social, lunga è stata pure l’astinenza dalla scrittura di nuovi brani. A questo punto, spero che questo blog mi aiuti anche a riappropriarmi di quella che sento come una parte imprescindibile di me.

---